Ergastolo all'ex imprenditore che uccise la moglie ad Alba

TERAMO – Ergastolo per uxoricidio volontario. E’ la sentenza che la Corte d’Assise di Teramo (presidente Giuseppe Spinosa, a latere Roberto Veneziano) ha emesso dopo poco più di tre ore di camera di consiglio, nei confronti di William D’Adamo, l’ex imprenditore 60enne di Alba Adriatica che il 16 ottobre del 2011 ferì a morte a coltellate la moglie Maria Rosa Perrone, sotto gli occhi di uno dei loro quattro figli, un ragazzo autistico. E a Gaetano Sciamanda, il medico reperibile dell’ospedale di Sant’Omero accusato di omicidio colposo per non essere intervenuto in soccorso della donna – che cessò di vivere in ospedale per gi ematomi alla gola che finirono per soffocarla -, i giudici hanno inflitto un anno di condanna con la sospensione della pena. Sconfessata dunque la richiesta di derubricazione del capo d’imputazione che una settimana fa, nel corso della sua requisitoria, il pubblico ministero Bruno Auriemma aveva formulato chiedendo per gli imputati una condanna, rispettivamente a 23 anni (per tentativo di omicidio) e a 2 anni e mezzo. Visibilmente contrariato, alla lettura della sentenza, D’Adamo che ha applaudito la Corte in sgno di scherno e uscendo dall’aula accompagnato dagli agenti di polizia penitenziaria, ha gridato più volte "buffoni! buffoni!" nei confronti dei giudici e alla presenza dei figli. Sono loro, in particolare quello autistico, i destinatari del risarcimento provvisionale deciso dei giudici in attesa dello svolgimento del procedimento specifico. Difese sorprese dalle sentenze e per opposti motivi: Eugenio Galassi, il legale del medico chirurgo che quel giorno non si presentò in reparto per intervenire e probabilmente salvare la vita a Maria Rosa Perrone, come sottolineato dai periti sentiti in questo processo, ha accolto con parziale soddisfazione il verdetto; insoddisfatto e curioso di conoscere le motivazioni, l’avvocato Tommaso Civitarese che si attendeva una probabile condanna per tentativo di omicidio e ha incassato una sentenza al carcere a vita per il suo cliente reo confesso. La sentenza farà giurisprudenza, soprattutto in presenza di due condanne per lo stesso decesso e sarà interessante leggere come i giudici hanno ritenuto l’azione dell’uxoricida fatale tanto da ritenerlo un omicida nonostante sia stato accertato che la donna si poteva salvare se adeguatamente soccorsa. Il delitto avvenne in una strada centrale di Alba Adriatica, all’interno di una macchina dove i due coniugi stavano litigando, nel corso dell’ennesima scenata di gelosia dell’uomo. La donna fu colpita con diverse coltellate alla gola e morì dopo tre ore di agonia in ospedale.